“Se non hai gli stivali puliti non monti”. Questa la regola numero 1 dell’equitazione di un tempo, l’equitazione vera, seria, professionale. L’equitazione di Piero D’Inzeo e Adriano Capuzzo che ha formato un giovane promettente, fino a farlo diventare Stefano Brecciaroli.
E così, anche dopo 4 Olimpiadi, 3 Campionati del Mondo, 4 Europei Seniores (con medaglia a squadre nel 2009) il completista 6 volte campione italiano assoluto non ha mai perso la sua dedizione: “Pulire gli stivali è un rito che fa parte del rispetto verso il cavallo e verso la disciplina equestre”, incalza l’Appuntato Scelto della squadra sportiva dei Carabinieri.
“Ogni volta che li indosso, li controllo come se fosse la prima volta perché lo stivale non è un accessorio, bensì un elemento tecnico fondamentale che può garantire il 100% della performance sportiva. E’ una parte dell’atleta. Per questo motivo, quando indossi Parlanti, non torni più indietro. E’ una questione di modernità che si traduce in consistenza del piede, pieno appoggio, grip, aderenza, elasticità, comfort e leggerezza. Da romano sono orgoglioso di rappresentare un’azienda romana apprezzata in tutto il mondo”.
Si può affermare che per Brecciaroli – così come per tutti gli atleti del suo calibro – il rapporto con gli stivali sia strettamente “confidenziale”, esattamente come se fossero due alleati. Ecco perché rimane in memoria un episodio, tanto esilarante oggi quanto tragico 20 anni fa: “Ero a fare la ricognizione del cross a Santa Barbara. Con me, il mio cane Dudi (un setter irlandese, ndr) che amava seguirmi ovunque e rincorrere i sassi che gli lanciavo tra un ostacolo e l’altro. Un sasso lo lanciai nel laghetto, confidando nell’abilità natatoria legata notoriamente alla razza del mio cane. Dudi si tuffa, parte bene e poi lentamente perde il posteriore mentre nuota fino ad andare giù. Ho dovuto sacrificare i miei stivali per salvarlo. E montare subito dopo. Ricordi indelebili”.