I 36 anni di leadership sul mercato degli stivali su misura ha cambiato fisionomia. La fotografia di casa Parlanti parla di un futuro targato “ready to wear”, destinato ad invadere il mercato e sovrapporsi definitivamente al “tailor made”.

Quando il focus è sulle richieste del mercato non esiste nostalgia”, dichiara il Patron dell’azienda romana Daniele Parlanti. “Da quando il prodotto standard ha assecondato le esigenze di aderenza e resistenza, rappresentando qualità senza attesa, è stato inevitabile marciare in quella direzione”, spiega il Designer e General Manager della stivaleria.

I CAPITOLI DEL CAMBIAMENTO.

La situazione è questa: mentre la linea Prêt-à-porter stravolge il mercato intensificando la distribuzione globale, lo stivale su misura diventa di nicchia rispondendo solo a necessità di personalizzazione. Dati alla mano, la richiesta di stivali su misura, oggi, si è ridotta sensibilmente  mentre il “pronto” regna sovrano.

Come si è arrivati fin qui? La cronologia del cambiamento puntella il 1999: anno in cui Daniele Parlanti presenta il primo modello di ghetta sfoderata “per assicurare maggior aderenza. Quel bivio mi portò a riconsiderare la modalità di lavorazione del pellame – dichiara Parlanti – al fine di garantire la medesima resistenza di un materiale portato allo stremo della morbidezza”.

Anno 2002: Parlanti lancia sul mercato il modello Dubai, sfoderato e con elastico. “Fu il primo stivale su misura con l’elastico, accessorio che prima di allora utilizzavo solo sulle ghette”, spiega. 

Nel 2010, dopo un’incessante richiesta d’Oltreoceano, Daniele Parlanti cede alle necessità USA e introduce la linea Parlanti Passion: neonato prêt-à-porter destinato a tracciare – con la successiva eredità della concezione KK Boots –  la nuova strada che oggi conduce non solo a un consolidato mercato globale, ma anche a una nuova visione. “Il futuro è sempre più lontano dalla pelle – anticipa – e vicino a materiali in grado di stupire”, assicura Daniele Parlanti.