“Come professionista, in 25 anni di equitazione, 24 li ho vissuti con Parlanti ai piedi”.

Piergiorgio Bucci, aquilano classe 1975, di passi ne ha compiuti. Non ci riferiamo al suo curriculum (che vanta un Mondiale, 5 Campionati d’Europa, infinite Coppe delle Nazioni e una medaglia d’argento continentale a squadre sul collo) ma alla storia della sua vita, come atleta e come uomo di cavalli.

Ci piace pensare a quei passi che vanno oltre la ricognizione di un GP, per tuffarci sulle orme che ha lasciato sul terreno mentre provava a inseguire un sogno nato da bambino.

“Non ho mai avuto dubbi. I cavalli sono stati la mia passione prima ancora di salire in sella. Sono stati la mia radice mentre cambiavo casa continuamente”.

Aquilano classe 1975, si è trasferito a Roma all’età di 20 anni per poi vivere a Milano, tornare a Roma e poi spostarsi a Brescia. Da lì, il passaggio Oltreconfine. Oggi risiede a Budel (Olanda).

“Oggi sono soddisfatto di me stesso come cavaliere, dal punto di vista tecnico e psicologico”.

Se volessimo tracciare il suo cammino sotto forma di passi positivi e negativi, Piergiorgio dichiara “l’85% della mia vita sportiva è rappresentato da delusioni, ma io ho sempre puntato sul 15% dei successi. E con questo non mi riferisco alle gare vinte o ai traguardi raggiunti, ma alla pace con me stesso, alla consapevolezza di aver fatto il mio meglio. Nel nostro sport, si sa, le variabili sono tante e vanno messe in conto da subito. Quello che davvero importa è capire dove si sbaglia per migliorarsi ogni giorno. Per questo motivo, quell’85% neanche me lo ricordo più”.

Naviga ancora in Piergiorgio Bucci un residuo del ragazzo aquilano di 25 anni fa?

“Quel ragazzo venuto dal nulla ha dovuto imparare le basi dell’equitazione (grooming compreso) e ha dormito in un container insieme al personale di scuderia fiero di poter convivere con le persone più preziose del nostro mondo equestre. Non può che essere la parte preponderante di me ancora oggi”.

Oggi, con KK Boots…

“Non me ne accorgo di averli addosso e mi salvano dal mal di schiena. Con la stabilità che danno in sella è impossibile tornare indietro. Invenzione stratosferica”.